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Ricerche su San Nicola
Il Colonnato di S. Pietro a Roma


Il Bernini scultore, architetto, pittore, scenografo, commediografo e massimo esponente del barocco è  l'autore della meravigliosa Piazza di S. Pietro. L'artista spiegava di aver scelto quella disposizione con l'intenzione di dargli il significato dell'abbraccio ideale che la Chiesa offre a tutti i popoli dell'orbe. Si tratta dunque di una piazza “ecumenica” e giustamente Paolo VI amava chiamarla il “foro delle genti”.
Il 28 agosto 1657 per ordine di Alessandro VII fu posta la prima pietra e nel 1666 l'opera era compiuta.
Nessun turista conosce il nome delle 140 statue di Santi che coronano il golfo berniano perché nessuna guida li riporta. Dette statue, tutte in travertino, vennero lavorate dai discepoli del maestro il quale eseguì personalmente 22 modelli di cera alti 3 palmi. Queste sculture hanno oltre che un importanza artistica, anche un valore ideale, in quanto rappresentano una grande varietà di Santi che costituiscono la prima accoglienza al pellegrino e la prima guida al percorso che egli compie per recarsi alla Tomba dell'Apostolo Pietro.
E a significare la verità che tutti siamo destinati alla santità, la quale rimane una possibilità aperta a tutti, le statue del colonnato berniniano si riferiscono a personaggi di tutte le categorie sociali, a tutti i periodi storici e alle più varie zone di provenienza. Così troviamo S. Giuseppe sposo di Maria Ss.ma, S. Elisabetta regina, il Maestro di dottrina sacra S. Tommaso, il Vescovo S. Carlo, il Papa S. Leone Magno, il Sacerdote S. Filippo Neri, il solitario S. Nilamone, candidato a diventare protettore dei pellegrini di contemplazione e così altri Santi popolari come S. Martina, S. Barbara, S. Filippo Benizi, i Santi Giovanni e Paolo, Cosma e Damiano.
Nel complesso le statue sono 140; in ciascuna metà del colonnato sono poste 2 sul timpano, 42 sul colonnato propriamente detto e 26 sul braccio seguente; 103 sono maschili e 37 femminili; 75 di martiri e 10 di Papi (Clemente l°, Marcello l°, Martino l°, Marcellino, Ponziano, Fabiano, Silvestro l°, Leone l°, Leone IV e Celestino V). Il numero delle statue avrebbe potuto aumentare poiché secondo il progetto del Bernini la piazza sarebbe dovuta essere chiusa da un terzo braccio coronato pure da statue.
In questa processione orante verso il Cristo Risorto posto al centro e alla sommità della facciata c'è pure SAN NICOLA DA TOLENTINO la cui statua fu posta nel 1704 per ordine di Clemente XI (Albani di Urbino) ed è la 18a nel braccio di Costantino iniziando a contare dalla facciata verso il palazzo Apostolico.

Parliamo dunque della più bella piazza del mondo davanti al più maestoso tempio della cristianità. Dove trovare nelle più celebri costruzioni dell'antichità un termine di paragone che possa stare a confronto di un complesso di masse così semplici, così mosso ed equilibrato, così antico e moderno? La piazza e la Basilica con la sua cupola rappresentano la massima espressione e la logica conclusione di tutti gli stili. Eppure tutto quello che di grandioso, anzi di ciclopico che è in S. Pietro non si percepisce a prima vista: l'armonia degli spazi e delle masse, il ricorso delle linee contrastanti, il ritmo quasi musicale delle membrature impediscono una prima valutazione: solo quando ci muoviamo per accostarci alla gradinata vediamo che la facciata invece di avvicinarsi, pare che si allontani da noi; e quando arrivati sopra la scalea misuriamo la nostra breve altezza di uomini con quelle basi di colonne che sembrano fatte per un tempio di giganti, la grandiosità della costruzione si impone.
La piazza si può dividere in due parti: la prima, larga m. 196 e lunga 148, è costituita da due emicicli raccordati da un'area centrale rettangolare. Le 284 colonne di travertino che, disposte in 4 file, formano tre gallerie: la centrale più larga coperta con volte (dove il Papa un tempo faceva la processione del Corpus Domini), le laterali con architravi, sono alte m. 16 ed hanno il diametro sempre crescente che nella fila esterna è di m. 1,45. Il colonnato è largo 17,50 e con la balaustra sale a m. 18,60 di altezza più le statue alte m. 3,20.
La seconda parte della piazza è costituita da un piano trapezoidale che unisce i bracci del colonnato con la Basilica e che, partendo da m. 98,50, si allarga a 119 con una profondità di m. 276: è limitata da due ambutacri ornati da 22 pilastri fra i quali si aprono le finestre. Sei porte monumentali sormontate dagli stemmi di Alessandro VII con 44 pilastri ne arricchiscono l'architettura: quelle che immettono nei suddetti ambulacri sono fiancheggiate da due preziose colonne e ornate in alto da mosaici (sopra il portone di bronzo e il lato opposto).
Nel centro della piazza s'innalza l'obelisco che Caligola aveva fatto trasportare da Eliopoli per il suo circo: l'enorme zattera che servì al trasporto aveva, dice Plinio, l'albero maestro che 4 uomini non bastavano ad abbracciare e portava per zavorra circa 1.000 tonnellate di lenticchia e dopo colata con pietre e calce valse a formare il molo antemurale del porto ostiense di Claudio. Il masso di granito rosso che reca la dedica ad Augusta e a Tiberio restò in piedi per 15 secoli prima in mezzo alla spina del circo poi presso il muro meridionale della Basilica costantiniana. L'aguglia, come era chiamato l'obelisco nel medioevo, con i tre gradini, la base e la croce arriva a m. 41,23, pesa circa 350 tonnellate ed aveva sulla cima una sfera di bronzo, ora al Campidoglio, nella quale si credeva fossero le ceneri di Cesare.
Sisto V, aiutato dal suo architetto Fontana, il cui progetto fu scelto tra 500, lo trasportò davanti alla Basilica. Abbattute alcune case e aperta una breccia, il lavoro iniziò il 30.4.1585 nel quarto mese del suo pontificato. Il primo cenno fu uno squillo di tromba, 52 riprese, 5 potentissime leve, 47 argani, 44 funi, 140 cavalli e 900 uomini; il 10 settembre l'opera fu portata a termine, e le artiglierie di Castel S Angelo tuonarono per annunziare che il colosso stava ormai sulla base. Il 14, festa della S. Croce, fu posta la reliquia del Sacro legno nella croce metallica alta m.5,75.
Il Fontana ebbe in regalo £. 400.000, vari cavalierati e una pensione annua di 2000 scudi d'oro, mentre la spesa del trasporto importò solo £. 204.115. Tra i mille aneddoti c'è anche quello famoso "acqua alle funi". L'obelisco non è attaccato ma poggia sopra quattro leoni di bronzo (in realtà si tratta di quattro teste e otto corpi di leoni messi in una curiosa disposizione) che ricordano lo stemma del Papa.
L'obelisco è circondato da 16 colonne di granito. Pio IX aggiunse la corona di 72 più piccole e i 4 lampadari. Appena eretto l'obelisco si pensò di farlo servire da gnomone per una meridiana che però fu tracciata solo nel 1817. Altri dischi segnano la rosa dei venti, più i due famosi ponendosi sui quali le quattro file di colonne appaiono perfettamente sovrapposte.
Le due fontane alte quasi m. 8 hanno un getto che può superare i 6 metri dove è facile in certe ore scorgere l'arcobaleno. La massa d'acqua, che proviene dal Lago di Bracciano attraverso l'acquedotto traianeo di 53 km. e restaurato da Paolo V con 40.000 scudi, è di 300 once ciascuna (ca. 40.000 lt.).
La scalinata della Basilica, che si protende per 70 metri, anticamente aveva 34 gradini in 5 ripiani che i pellegrini salivano in ginocchio con ceri accesi. Paolo V fece la scalinata attuale che Alessandro VII fece ridurre dal Bernini a 22 gradini. Nel mezzo, per comodità di coloro che usavano cavalcare, fu sistemato un padiglione convesso di granito e travertino. Pio Il pose le statue di S. Pietro e S. Paolo sostituite da Pio IX con le attuali che Gregorio XVI aveva ordinato per S. Paolo ma che risultavano troppo grandi per l'interno di quella Basilica.
La facciata del tempio è l'opera meno riuscita di tutto il complesso. Tra l'altro è troppo larga (m. 114,70) e poco alta (m. 45,50 senza le statue). Le tredici statue, alte m. 5,40, rappresentano Cristo, il Battista e gli Apostoli meno S Pietro e S Paolo che abbiamo visto ai piedi della scalinata.
Gli eleganti cancelli di ferro battuto sono lavorati con grazia e maestria.
Nel rilievo centrale Cristo dà le chiavi a S Pietro. Notare però che le due ali laterali della facciata sono le basi dei campanili ideati dal Maderno e iniziati poi dal Bernini, il quale aveva quasi ultimato quello dell'arco delle campane ma subito demolito per difetto delle fondazioni. Le colonne del campanile mancato sono quelle che ora si trovano nelle facciate delle Chiese gemelle a Piazza del Popolo. Al posto dei campanili Pio VI fece porre dal Valadier i due orologi i cui quadranti in mosaico hanno 4 metri di diametro.
Nel 1962 il 13 febbraio cadde un piedino degli angioletti che reggono gli orologi: pesava un quintale!
La campana più grande è di m. 7,50 di circonferenza e circa 10 tonnellate di peso; il battaglio kq. 235. La cupola con la Croce arriva a m. 137,50 dal piano della Basilica.
Dal balcone centrale si affaccia il Papa appena eletto e nelle solennità di Pasqua e Natale per impartire la solenne benedizione a Roma e al mondo.
La facciata con la cupola e il colonnato venivano illuminati nelle solennità.
Lo spettacolo, unico al mondo, ebbe luogo per la prima volta nel 1655 per l'elezione di Alessandro VII e si svolgeva in due tempi: al tramonto venivano accesi i 4400 lanternini che seguendo le linee architettoniche "formavano come un gentil ricamo d'argento alla gran mole"; poi al primo tocco delle campane ad un'ora di notte in pochi minuti si accendevano le 701 fiaccole che scintillavano come enormi gemme creando una fantasmagoria vivida e vibrante che oscillava tra il sogno e realtà.


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